Viaggi culinari – Non sfidatemi mai

L’anno scorso andai a trovare la Rita (ciao Rita!) a Coazze, ed ella mi portò a cena in un posto chiamato Mucca Pazza dove si mangiava solo a menu fisso a 25 euri all you can eat e il menu era il seguente:

Salumi misti con crostini (cioè avevano scannato 2 maiali e li avevano affettati, stagionati e presentati in tavola sdraiati su un immenso vassoio).

Bagna cauda con pinzimonio di verdure (cioè avevano deforestato 25 orti botanici per portare in tavola un’infinità di verdure croccanti, carotesedanofinocchipeperoni e chi più ne ha più ne mangi).

Costine di maiale (cioè avevano scannato un ulteriore maiale, gli avevano sfilato i fianchi per darli da mangiare a noi) con contorno di patate.

Dolce della casa (“secondo me è uno specchietto per le allodole”, disse la Rita, “con tutta la roba che ti dànno da mangiare nessuno può arrivare a chiedere anche il dolce”. “Questo lo vedremo”, dissi io).

Non so se ho reso l’idea della quantità di cibo che ci misero in tavola. Già dopo l’antipasto avevamo le fette di prosciutto che ci uscivano dalle orecchie. Ma non avevo la minima intenzione di pagare un po’ di salumi 25 euri, eccheccazz. Eppoi le verdure sono fatte d’acqua, quindi sotto con la bagna cauda! Non la finivamo più di croccare, sembravamo 2 conigli arrivati direttamente dal Biafra.

“Getto la spugna” esclamò la Rita. “Neanche per sogno”, dissi io, “ora deve venire il bello!”. “Lo so ma sto già rotolando” “Allora stai ferma lì che le costine me le sgagno io”. Feci un cenno al cameriere che annuì, sparì dietro una porta e ricomparve portando su un vassoio UN INTERO FIANCO DI MAIALE, non sto scherzando, UNA CARTUCCERA DI COSTINE COTTA SU PIETRA CON SALE PEPE E AROMI UNA FIGATA DEVASTANTE E SAPORITISSIMA UNA ROBA CHE NON MI CAPITERA’ MAI PIU’ IN VITA MIA.

“Vuoi veramente rinunciare a tutto ciò?”, chiesi a Rita. “Sì”, ebbe l’ardire di rispondere.

“Cazzi tuoi” e mi buttai sulle costine come un vampiro sul collo di un’eterea verginella.

Mi ripulii tutte le costine, in verità gli ossicini li lasciai. Alla fine ruttai come Barney de I Simpson e chiamai il cameriere. “In cosa consiste il dolce della casa?”. Lo vidi impallidire. Sta’ a vedere che Rita ha ragione, pensai. “Beh, ehm, dunque”, farfugliò, “per dolce ci sarebbe una specie di plumcake ma al cioccolato…”. Ti è andata di culo, stronzo, pensai.

Sono allergica al cacao.

Published in: on 19/06/2011 at 17:08  Comments (13)  
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13 commentiLascia un commento

  1. aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahhaha ma io dico…
    FARE 2 o 3 DOLCI DELLA CASA NO????? che poi… MA COME FAI AD ESSERE ALLERGICA AL CACAO… no… io non potrei…no no no……. no!

  2. Purtroppo le allergie non si scelgono. Diciamo che per fortuna non amo molto il cioccolato, quindi non soffro piu’ di tanto. La nutella pero’ posso mangiarla, eh? Anche se dopo il primo chilo vado un attimo in difficolta’.

  3. sempre sospettato che la nutella non avesse cacao
    o non abbastanza

  4. infatti il segreto e’ proprio quello 🙂

  5. No, dico, qui nei paesi incivili che non conoscono il maiale si soffre, eh. Ho trovato una macelleria che lo vende, ma costa uno sproposito: un etto di crudo otto euri. Gorgonzola a 26 euro al chilo.
    E appro di mangiatoie, in Val di Zoldo c’è una trattoria chiamata Insonnia simile alla Mucca Pazza, ma con un servizio direi, uhm, un po’ più naif.

  6. definisci “naif”.

    (Benvenuto, Mint. E’ un onore averti da queste parti)

    • Premessa: la trattoria è gestita da una famiglia di ex hockeysti. Sono sette fratelli: Luca (vabbè), Tito, Omar, Boris, Sasha, Igor, Yuri. Il padre è leggermente comunista.
      Quando ti siedi hai già il fiasco di vino sul tavolo. Altre bevande non sono previste, a meno che non ordini birra (la pilsner Urquel direttamente dalla Cechia-na favola) o sgnapa.
      Una signora seduta al tavolo vicino al mio chiese dell’acqua minerale e non fu cagata per due volte. Alla terza si lamentò, al che Tito prese una brocca, la riempì alla fontana di fuori e prese un sasso. Tornò dalla signora dicendo: “Siora, qua l’è l’aiva (sbattendo la brocca sul tavolo) e qua l’è al mineral (sbattendo il sasso)”.
      Le risate che ci facemmo.
      Mintossiken

  7. E comunque si mangia da dio. Menù fisso a 20 o 25 euro, a seconda dell’umore di Tito.
    Fagioli di Lamon con cipolla.
    Verze.
    Polenta e goulash.
    Polenta e pastin.
    Polenta e formai frit.
    Polenta e musetto (cotechino).
    Vin.
    Bira.
    Sgnapa.

  8. ok, sto per dire la frase che non avresti mai voluto sentire: definisci “sgnapa”.
    grazie.

  9. Grappa!

  10. vedi, l’ignoranza? (te l’avevo detto che non avresti voluto sentire quella frase)

  11. Sono basito. Sgnapa is internescional.

  12. mea grandissima culpa.


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